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Writer's pictureArianna Galli

La raccolta ritrovata di Cesare Cavalleri

estratto dall'articolo di Arianna Galli "Cavalleri, Pertosa, Lucarini & Mecenate: i vincitori della poesia di Camposanpiero" per la rivista culturale cartacea Studi Cattolici, numero 728 dell'ottobre 2021


Il nostro itinerario, il nostro viaggio attraverso le scoperte poetiche di Camposampiero Poesia si conclude con una riscoperta: il Premio alla Carriera dato al poeta, giornalista, critico letterario vincitore dell'Ambrogino d'Oro nel 2006 Cesare Cavalleri per Sintomi di un contesto, raccolta poetica scritta negli anni ’60 e che parla di quel passato non troppo lontano, non ancora a noi estraneo e pubblicata poi del 2019, perché, come scrive l’autore nella prefazione, «i suoi versi non vengano definitivamente celati nell’oblio».


Non si sa cosa ammirare per primo di questi versi, […] ma sicuramente la straordinaria capacità di incantare di cui questi versi sono portatori risiede in gran parte nell’uso parco (Cavalleri è un letterato accorto e dunque ritroso) degli strumenti umani. Ma non è solo il garbo, ormai raro, di chi maneggia sicuro l’arte della versificazione, bensì la visionaria contenutezza delle immagini che non disdegna di scendere nel capriccio linguistico di Limerik.

Questo scrive il traduttore e saggista Bruno Nacci, per introdurci alla raccolta, che stupisce, fin dai primi componimenti per la sua incredibile e raffinata musicalità, da cui emergono i vocaboli della contemporaneità, con i loro suoni bizzarri, stranieri, o addirittura vocaboli inventati e surreali come nella splendida poesia Azibìsi, che meraviglia per la sua magnifica delicatezza e freschezza.


Vieni, se vieni, ti do un azibìsi. Che cos’è un azibìsi? Non posso dire, non lo so dire. Se vieni ti do un azibìsi.

È una poesia in cui un lettore attento può percepire gli echi delle opere di Eliot, Ezra Pound, Montale, (quest’ultimo poeta amatissimo dall’autore, in particolare le sue Occasioni), ma Cavalleri ha uno stile completamente autonomo, originale e con una sua propria personalità, un suo proprio messaggio, intento comunicazionale. Nella raccolta poetica, Cesare Cavalleri combina in un equilibrio perfetto, e lo dico usando le parole di Kundera, la leggerezza alla pesantezza, l’ironia, la delicatezza di immagini effimere, di gesti della quotidianità, di luoghi di incontro di quell’epoca alla ricerca eterna e profonda di senso, di verità nell’intricata trama dell’esperienza umana. È infatti l'amore per la vita la fragranza nascosta, ma sempre presente nella raccolta, che dà senso alle immagini, che le dà quel sapore dolce-amaro, che la trascina.


Splendide anche le traduzioni, da cui si nota la profonda sensibilità del Cavalleri traduttore che riesce a cogliere i dettagli più celati e meravigliosi delle poesie in lingua straniera, come la parola mer nel componimento Eternité di Rimbaud, tradotta come la madre-mare, per sottolineare il gioco fonico del poeta francese di scegliere una parola la cui pronuncia significa sia madre che mare.


La raccolta, infine, si conclude con l’enigmatico Congedo:

Se me ne sono andato, me ne vado, è perché non ho smesso neppure per un momento di amarti.

Versi enigmatici come è enigmatica la vita, fatta di continue contraddizioni, dubbi, domande che non avranno mai una risposta, ma per cui vale la pena continuare il viaggio, la ricerca, il vivere. Perché è dal contesto, dall’esistenza, diversa per ognuno di noi, che si manifestano quei sintomi che ci rendono umani: l’amore, la sete di felicità, il desiderio di scoprire il mistero della Terra.



E s’inoltra la folta stagione, e già dai vetri,

che serbammo dischiusi, una foglia svolata

(chissà dove, chissà dove)

smarritamente si posò

agli steli sottili d’un tavolino new style,

in penombra

nell’autoironia d’un salottino

démodé. Questo, dunque, rimane?

La foglia asimmetrica

dell’olmo, questo tempo chiuso, l’estrema

Risorsa d’un sorriso, in dubbio, nel crepuscolo

dell’ora.





il numero cartaceo in cui è contenuto l'articolo è acquistabile al seguente link:




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